Arbeit macht frei
pubblicato da BOCHICCHIO Vincenzo (A050 - MATERIE LETTERARIE) 27/01/2014 22:22:51
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La forza delle immagini per non dimenticare All’Itis “A. Einstein” in via Don Minozzi a Potenza una mostra di foto e documenti
LA FORZA DELLE IMMAGINI PER NON DIMENTICARE
POTENZA - “Tu passerai per il camino”: non è solo il titolo del libro scritto da Vincenzo Pappalettera che in prima persona ha vissuto da prigioniero in un campo di concentramento, ma è anche l’avvertimento, la minaccia che spesso i Kapò e gli aguzzini nazisti ripetevano ai deportati. Lo stesso titolo, la stessa terribile frase, è stata scelta per la mostra di foto e documenti storici allestita, come ogni anno, nell’istituto Itis “A. Einstein” in via Don Minozzi a Potenza, a cura del professore Vincenzo Bochicchio. Di testimoni diretti dell’orrore nazista ne sono rimasti pochi al mondo, per questo è ancora più importante continuare quello che molti non possono più fare: ricordare. Un intero corridoio della scuola è stato dedicato all’esposizione che è riuscita ad emozionare e a far riflettere i giovani studenti. “Sono immagini davvero toccanti che forse non si vorrebbero neanche vedere – ci hanno raccontato – ma crediamo sia importante ricordare cosa è successo”. Il timore è “la presenza ancora oggi di razzisti, ad esempio, nei confronti delle persone di colore”.
“Il giorno della Memoria è il 27 gennaio del 1945 ed è stata la data – ha spiegato il prof Bochicchio – di riferimento di questa iniziativa. E’ il giorno in cui i russi liberarono il campo di Auschwitz e noi lo ricordiamo doverosamente agli alunni attraverso questa mostra che, ancora una volta, serve ad animare il dibattito per tenere viva un’occasione educativa importante. La mostra è organizzata tenendo conto del contesto storico. Le prime immagini raccontano di una Germania caratterizzata dal dominio di Hitler e dei suoi fanatici nazisti. Proseguendo si focalizza l’attenzione sul 1935 e sulle leggi discriminanti conto gli ebrei. C’è, ad esempio, la foto di una donna viennese seduta su di una panchina solo per giudei. Poi l’escalation della violenza con un riferimento alla tristemente nota notte dei cristalli, quando i negozi degli ebrei e le loro sinagoghe furono devastati. L’odio dei nazisti, però, era rivolto non solo ai giudei. Ci sono manifesti della propaganda finalizzata a fare pulizia dei diversamente abili e dei malati. Nella mostra emerge il ricordo dei ghetti, dove i nazisti rinchiudevano gli ebrei, in determinati quartieri delle città conquistate, costringendoli a lavorare. E questo dal punto di vista economico era un affare. Il solo ghetto di Varsavia - ha continuato Bochicchio – conteneva circa 450 mila ebrei. A seguire, le umiliazioni anche simboliche, ad esempio nei confronti di un rabbino al quale viene tagliata la barba quasi a sottolineare che i carnefici hanno ogni diritto sulle vittime. Tra le immagini, una ancora oggi di attualità. Rappresenta una Ss e ci risulta che alcune case editrici continuino a stampare manifesti di questo tipo per collezionisti. La parte didattica si concentra su alcuni grandi protagonisti di questi avvenimenti a cominciare da Primo Levi, che forse meglio di altri ha testimoniato la condizione del prigioniero ebreo. L’immagine dei forni è raccapricciante perché testimonia l’abbondanza di cadaveri. Dopo l’estrazione dei denti d’oro i corpi erano bruciati. Infine i sopravvissuti che rappresentano la speranza con alcune immagini di militari tedeschi costretti a seppellire i resti delle ultime vittime. Mi è piaciuto concludere la mostra con immagini di speranza. Negli occhi di chi è scampato alla morte c’è il terrore per quello che ha vissuto, ma anche la convinzione di aver superato il peggio e quindi la speranza che in futuro – ha evidenziato – il professore – le cose possano andare in modo diverso”.
Per ricordare le vittime della follia nazista, in occasione del giorno della memoria, il prossimo 27 gennaio, nell’ istituto saranno anche proiettati video per stimolare ulteriori riflessioni su una delle pagine più buie della storia. La mostra sarà visitabile fino al prossimo 8 febbraio.
Carla Zita, La Nuova Del Sud
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