Locandina incontri Cestrim
pubblicato da PORRETTI Maria Grazia (A050 - MATERIE LETTERARIE) 30/11/2013 14:17:03
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Rompere gli equilibri pericolosi 2° Incontro Coscienze Inquiete di venerdì 08-11-2013
Venerdì 8 novembre 2013, presso la Chiesa SS. Immacolata di Potenza, si è tenuto il secondo dei quattro incontri del progetto “Coscienze inquiete”, promosso dal parroco Don Marcello Cozzi. Siamo venuti a conoscenza di questo incontro tramite un tempestivo avviso da parte della nostra insegnante prof.ssa M.G. Porretti, la quale solo poche ore prima l’aveva appreso e ci ha dato la possibilità di assistervi: è stato questo il motivo per cui molti di noi non hanno avuto modo di partecipare all’incontro, a causa di problemi logistici e di trasporto. Era presente, quindi, un numero esiguo di ragazzi della sola classe 4°A sez. Meccanica, tra cui gli alunni Bochicchio Vito, Ciancia Stefano, Golluscio Fabiano, Mecca Lorenzo, Nolè Emanuele, Palermo Alessandro e Tramutola Antonio.
Il seguente articolo rappresenta una sintesi delle varie considerazioni espresse dagli alunni presenti.
Tale progetto, i cui incontri si tengono in varie parrocchie di Potenza, si pone l’intento di diffondere l’importanza che hanno avuto grandi personaggi, i quali, seppur nel loro piccolo, hanno provato a cambiare il mondo che li circondava. La sensibilità con cui il tema è stato trattato ha fatto sì che l’incontro risultasse molto interessante e facesse pienamente riflettere su ciò che ognuno di noi potrebbe cominciare a fare per migliorare il mondo.
Il personaggio sul quale si è discusso nel corso del convegno è stato Don Pino Puglisi, un sacerdote morto per aver spezzato” la quiete” dei movimenti mafiosi. Ad accompagnare il racconto sul sacerdote palermitano vi era la presenza di Gregorio, suo viceparroco, e di Suor Carolina Iavazzo, colei che è stata il suo vero braccio destro. In una breve introduzione, Don Marcello ha affermato che nella vita bisogna porsi degli interrogativi, poiché solo la ricerca di spiegazioni può aiutarci a crescere. In seguito ha posto l’accento sull’opera di Don Puglisi, descrivendolo come una persona che si è posta delle domande e ha cercato di darsi risposte provando a migliorare il mondo attorno a sé: egli è quindi un chiaro esempio di ciò che tutti noi potremmo fare contro le organizzazioni malavitose, soprattutto con l’aiuto della Chiesa. Dopo questa breve premessa, Suor Carolina ci ha introdotti alla visione di un video rappresentante in breve la vita del sacerdote palermitano trasferitosi nel 1990 nel quartiere Brancaccio, uno dei più martoriati dalla Mafia.
Come descritto dall’alunno Golluscio, al suo arrivo nel quartiere Don Puglisi aveva trovato una situazione pressoché tragica, dove si praticavano torture e molestie in piccoli scantinati nascosti. Inoltre, come hanno rilevato gli alunni Bochicchio e Mecca, vi erano ragazzi, anche maggiorenni, incapaci persino di leggere e scrivere: era grazie anche a questa dilagante ignoranza che la mafia aveva sotto controllo tutto e tutti.
Don Puglisi analizzò pian piano il problema e diede così avvio a un’opera di sensibilizzazione dei ragazzi, aiutandoli a crescere nel modo giusto; ma così facendo avrebbe tolto questi giovani alla Mafia, che cominciò quindi a controllarlo.
L’alunno Tramutola ha fatto notare come “3P” (ovvero Padre Pino Puglisi, così era chiamato dai ragazzi della parrocchia) fosse un uomo sempre sorridente e dalla personalità allegra, ma soprattutto era un uomo forte, che spesso girava con labbra gonfie e occhi neri, ma non aveva paura di esporre pubblicamente il suo disappunto verso la Mafia: come fanno notare Mecca e Bochicchio, il sacerdote, durante una delle sue omelie, non ebbe alcun timore a definire pubblicamente i mafiosi “vigliacchi”, poiché incapaci di mostrarsi se non dietro a una pistola.
Nella sua riflessione, l’alunno Palermo afferma che Don Puglisi era un uomo coraggioso che non si sarebbe fermato di fronte a nulla neanche quando, dopo essere stato picchiato numerose volte, le minacce di morte si fecero incombenti.
Negli ultimi tempi era conscio del pericolo in cui si trovava a causa delle sue opere benevole: quando la sera del 15 settembre 1993, ovvero la sera del suo 56° compleanno, Salvatore Grigoli decise di ucciderlo, il buon prete si volse verso di lui e, con un sorriso, accolse la morte con un semplice “Me l’aspettavo”.
Nel video è comparsa anche un’intervista all’assassino, il quale, con il volto coperto, ha dichiarato di non essere mai riuscito a dimenticare il sorriso del sacerdote e, per tal motivo, ha deciso di confessare l’omicidio (assieme a quelli di altre 46 vittime), cominciando una nuova vita sotto un’altra identità.
Suor Carolina ha argomentato il dibattito assieme ai presenti mettendo in risalto le sue personali testimonianze di quegli intensi tre anni in cui ha vissuto assieme al sacerdote. A Brancaccio persino nell’aria si avvertiva l’orrendo sapore della Mafia che, come ha sottolineato Suor Carolina, “dava pane e lavoro, ma solo a se stessa”, per questo l’opera di bene di Don Puglisi, divenuto Beato lo scorso maggio, spicca fra tutta questa brutalità. Come sottolineato da Golluscio, Suor Carolina ha concluso il discorso esortando i presenti ad attivarsi come ha fatto Don Pino Puglisi, non necessariamente seguendo le opere del sacerdote, ma facendo del bene anche nel proprio piccolo poiché, come ella afferma, “la vita è come un’ eco, dove tutto ciò che fai ti ritorna indietro”. Allora bisogna mobilitarsi poiché, come dice Baden Powell, “bisogna lasciare il mondo un po’ più pulito di come lo abbiamo trovato”.
Il dibattito è stato concluso da un intervento di Don Marcello che ha esortato la gente a non pensare che esistano preti “antimafia” e ha proposto di formare una Chiesa semplice , che deve accogliere tutti, senza
mostrare favoritismi, ad esempio, per le autorità: tra di noi siamo tutti fratelli e sorelle e, pertanto, dobbiamo aiutarci l’un l’altro, proprio come ha fatto il Beato don Pino Puglisi ( Ciancia Stefano).
Gli alunni della 4^ A Meccanica
Rompere gli equilibri pericolosi…
In un climax…ascendente, fatto di emozione, pathos e calore umano, siamo stati coinvolti tutti noi quella sera li dell’8 Novembre, nella parrocchia Maria S.S.Immacolata nel bel noto rione Cocuzzo o, potentinamente “ Serpentone”, per ascoltare due testimoni eccellenti: don Gregorio Porcaro e suor Carolina Iavazzo ,rispettivamente viceparroco e stretta collaboratrice di don Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia il 15 Settembre del 1993 a Palermo.
E non è perché don Bertolone, vescovo postulatore della causa di beatificazione del sacerdote morto in un luogo simbolico, vicino alla chiesa della quale era parroco, proprio nel suo 56° compleanno ,ha profuso tanto impegno per ottenere il suo alto e nobile scopo spirituale ,che don Pino è passato alla storia.
Il suo martirio ha ben altre cause e stigmatizza un percorso di vita spesa per gli altri : le sue quotidiane sfide ai poteri occulti e palesi, alla difesa della dignità umana sempre più calpestata, a “scomodare” gli affari di cosa nostra, potrebbero apparire gesti straordinari e coraggiosi ma, a suo dire, non erano altro che le ordinarie scelte di un prete di “strada”.
Dalle pacate e lucide parole di suor Carolina emerge il profilo di un uomo affatto bigotto, non banale nei gesti, chiuso tra l’altare e la sacrestia che non ha delegato nessuno a vivere la sua appassionata fede, ha spezzettato la “parola di Dio” con i peggiori, i reietti della società cosiddetta “ perbene “, perfino con il suo carnefice e che ha pagato di persona la sua resa di verità al vangelo.
A conclusione, don Marcello Cozzi, presidente del Centro Studi e Ricerche sulle Realtà Meridionali, nonché vicepresidente di Libera, spiegando i motivi che lo hanno spinto a organizzare l’iniziativa e, giocando con le parole, ha auspicato un fiducioso rinnovamento delle risorse umane che non si meraviglino più di chi si “meraviglia” delle cose “normali” che fanno coloro che compiono “cose ordinarie”.Essi sono semplicemente “uomini”, altro che “santi”, uomini fino in fondo, anzi fino in cima, questa è la Chiesa che ci piace!
Ed è proprio tale occasione culturale verso cui ho indirizzato i miei “figli didattici”, la prima delle tante che seguiranno in un così ben pensato percorso formativo oltreché informativo,che mi ha dato l’opportunità di condividere con loro momenti così intensi e speciali. Credo proprio che gli stimoli emersi servano a pungolare i nostri allievi che dovranno essere “disturbati” e “scomodati “ dalla loro sonnolente vita quotidiana, fatta di monotone e, a volte, poco edificanti consuetudini, affinché venga scomposta la loro apparente quiete, così incredibilmente costruita e difesa da un mondo adulto patinato e tipicamente accomodante e iperprotettivo.
Dovranno capire e rendersi conto che se vogliono costruire il loro futuro dovranno seriamente prepararsi apprendendo l’arte del buon vivere semplicemente curando responsabilmente la propria vita che nella molteplice complessità della sua struttura va continuamente riempita di autentici “valori etico-culturali”
che dovranno necessariamente prendere il posto degli “idoli”insignificanti e passeggeri cui essi sono tanto legati.
Prof.ssa Maria Grazia Porretti
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