pubblicato da PORRETTI Maria Grazia (A012 - Discipline letterarie negli istituti di istr 23/02/2019 20:24:03
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L'Arte...dell'Accoglienza Le migrazioni sono un argomento molto diffuso e contemporaneo, infatti martedì 7 Febbraio, in aula magna, abbiamo incontrato il Prof. Verrastro, docente di Storia Contemporanea dell’UNIBAS, che ha trattato questo tema.
Egli ha affrontato il fenomeno dei flussi migratori presente in Italia, partendo da un dato storico e cioè dalla sua diffusione già tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900.
Nell’Ottocento i principali motivi che spinsero i nostri connazionali ad andare via furono economi e politici, oltre che sociali: erano presenti un’arretratezza agricola ed una povertà molto forte che spinsero migliaia di lavoratori, che vivevano in situazioni precarie, ad abbandonare la loro terra alla ricerca di una vita e un futuro migliori.
All’inizio, negli anni precedenti all’Unità italiana nel 1861, si trattava di migrazioni all’interno della stessa Europa, le cui mete preferite erano Paesi come Francia, Svizzera, Germania.
L’emigrazione italiana iniziò prevalentemente dopo la seconda industrializzazione quando, circa undici milioni di italiani si avventurarono oltreoceano con vecchie navi lasciando l’Italia e dirigendosi verso i Paesi dell’America Latina, il Brasile e l’Argentina poiché proprio in quei territori vi era una maggiore richiesta di manodopera nelle industrie e perché in quei paesi vi erano molti spazi incolti che potevano essere trasformati in campi adatti all’agricoltura e all’allevamento.
Tra il 1914 e il 1918 ci fu un generale arresto dei flussi migratori a causa della Prima Guerra Mondiale, periodo in cui bisognava lottare per la patria e tenere in alto il nome dell’Italia. Poi si ebbe una leggera ripresa delle migrazioni ma, con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, nel 1939 e fino al 1945, ci fu nuovamente un totale arresto.
A partire dal 1946 l’ondata migratoria coinvolse l’Italia meridionale ma questa volta le mete preferite furono i Paesi dell’Europa: all’inizio gli Italiani vennero attratti dagli alti salari che offriva il Belgio, in cambio di pesanti lavori nelle miniere, successivamente si spostarono in Germania e in Svizzera dove vi era una richiesta di manodopera nelle industrie.
In questo periodo nacque il concetto del tempo libero, dato che non si lavorava più tutta la settimana ma si aveva un giorno di riposo per trascorrerlo con la famiglia.
In molte nazioni come gli USA si effettuavano dei controlli prima di far entrare gli immigrati nel proprio stato per evitare la contaminazione di nuove malattie.
Generalmente all’inizio partiva solamente il capo famiglia che doveva adattarsi alle condizioni di vita del nuovo Paese e inviare le rimesse, cioè il guadagno del lavoro da inviare in Italia e successivamente portava con sè tutta la famiglia.
Verso la metà del ‘900 nacquero i primi quartieri nei quali abitavano principalmente Italiani, il più famoso fu Little Italy, nello stato di New York, in America.
Il flusso migratorio verso l’estero cominciò a diminuire intorno agli anni Sessanta quando in Italia ci fu il boom economico che fece nascere, nel nord Italia, piccole e medie industrie che, per funzionare, avevano bisogno di manodopera.
Iniziò così una forte migrazione interna che “obbligò” i contadini e i braccianti del sud ad abbandonare il Meridione povero, arretrato e con un’ economia agricola e a trasferirsi al Nord in cerca di lavoro e di una vita più dignitosa, contribuendo allo sviluppo non solo del Settentrione, ma a quello dell’intera Nazione.
In tal modo molte aree del Mezzogiorno si spopolarono mentre i Paesi industrializzati del Nord si sovraffollarono.
Da ciò che abbiamo ascoltato pensiamo che il tema delle migrazioni si possa considerare in continua evoluzione, perché il fenomeno dei flussi migratori è oggi presente persino nei piccoli paesi i cui abitanti vanno, per tante ragioni, verso grandi città.
Oggi l’Italia è una nazione nella quale ci sono molti cittadini provenienti soprattutto dall’Africa e da Paesi meno agiati.
Dai confronti che abbiamo avuto tra noi studenti, è emerso che per risolvere il problema degli abbondanti flussi migratori bisognerebbe stabilire un programma di azioni che il nostro Parlamento dovrebbe curare, proponendo delle iniziative politiche ed economiche ai membri dell’Unione Europea, instaurando il principio di parità nel gestire il fenomeno “migrazione”.
Inoltre crediamo che, accogliendo i migranti nei modi giusti e appropriati, trarremo solo vantaggi che ci permetteranno l’ampliamento e il confronto delle diverse culture, valori utili non solo a noi Paese ospitante, ma anche a loro che, sentendosi accettati non avvertiranno alcuna discriminazione, come spesso accade, ma si sentiranno integrati in una società pacifica.
Gli studenti della classe 5 A Meccatronica
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