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Plotone d''esecuzione fascista giustizia slavi (Dane 31/07/1942)



pubblicato da
PORRETTI Maria Grazia
(A050 - MATERIE LETTERARIE) 
24/02/2017 20:35:20

La strage silenziosa - Le FOIBE

Il 27 Gennaio e il 10 Febbraio la popolazione mondiale ricorda ed onora le vittime dei due più grandi genocidi commessi nella storia- la giornata della “memoria” e quella del “ricordo”-
Durante il periodo della Shoah ricordiamo la liberazione, da parte dell’esercito sovietico, dei campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau dove morirono più di sei milioni di persone tra cui Ebrei, oppositori politici, disabili, zingari e omosessuali.
Grazie al nonno di un nostro compagno di classe siamo riusciti ad avere una testimonianza di chi ha vissuto in prima persona quest’esperienza di persecuzione raccontata tramite il nipote. Egli è riuscito a sfuggire al controllo delle guardie tedesche che prelevavano le persone e le portavano nei campi di concentramento.
Altra ricorrenza, a cui molti non danno importanza a causa delle poche fonti recuperate, è quella delle foibe che hanno causato la scomparsa di circa 2.300 italiani e 350.000 profughi dall’Istria a causa delle persecuzioni dei comunisti.
Durante il periodo che va dal 1939 fino al 1947 circa, ci fu una perdita di milioni e milioni di persone a causa di tanti motivi: perché di origine ebrea, o perchè disabili, o perché dissidenti politici o di altra etnia.
Queste persone sono morte per aver espresso un’idea diversa da quella che era stata imposta che non riconosceva loro alcun diritto di avere un’opinione, o di professare una religione o di avere una cultura diversa.
Quella che ora chiamiamo Libertà non ci è stata data sedendosi ad un tavolino e decidendo sul da farsi, no! Per far si che noi potessimo vivere al meglio godendo di pieni diritti civili, milioni di persone hanno dato la loro vita. Non diamo per scontato, quindi, il grande dono e privilegio che abbiamo avuto grazie a questi Eroi.
Tutti dobbiamo impegnarci a riflettere e comprendere il grande sacrificio che molte persone hanno fatto per raggiungere un loro ideale e non sottovalutare, ma soprattutto non dimenticare, che quello che abbiamo oggi è nostro solo perché molte persone prima di noi l’hanno perso:il diritto alla vita e alla libertà!
La classe 3 A Meccanica

Il 10 Febbraio è la giornata del ricordo delle vittime che furono scaraventate nelle foibe, ovvero in grandi fosse di tipo carsico, naturali sparse nei territori dell’Istria e della Dalmazia. Tra il 1943 e il 1945 salì al potere della Jugoslavia il maresciallo Tito con l’unico obiettivo di conquistare la Dalmazia e il Friuli-Venezia-Giulia e, di conseguenza, eliminare tutti gli abitanti di quelle zone, compresi molti cittadini italiani per il desiderio di pulire etnicamente il territorio. Migliaia di persone furono legate tra di loro e, facendole cadere nelle profondissime fosse (foibe), morirono sicuramente subito o dopo una lunga agonia, senza che nessuno se ne accorgesse. Molti fuggirono, altri furono costretti ad abbandonare le famiglie e sistemati in oltre 100 campi profughi. Fu un vero e proprio genocidio, una pagina drammatica della storia del ‘900 che possiamo chiamare carneficina. Dal film “Il cuore nel pozzo” che, tramite immagini e musica riesce a rappresentare a 360 gradi le esperienze crudeli che quelle vittime hanno affrontato, abbiamo compreso la sofferenza dei genitori che sono stati costretti ad abbandonare i propri figli e soprattutto quella dei bambini. Ascoltando testimonianze da parte di storici, professori e persone sopravvissute a quel tragico avvenimento e, osservando i loro volti emozionati, abbiamo notato come la vita di quelle vittime sia stata segnata da una storia così crudele. Molto importante è stata la visione del documentario, la cui pellicola era in bianco e nero, che rappresentava le immagini dei cadaveri delle tante vittime e abbiamo ascoltato la voce degli storici che ci hanno informato che non vi è un dato certo sul numero delle morti, ma soltanto che è molto elevato.
Questo massacro, come l’olocausto, è il risultato di un periodo storico segnato dalla discriminazione e dal razzismo. Il genocidio degli Ebrei e le vittime delle foibe fanno parte di un passato che non possiamo e non dobbiamo dimenticare, inoltre quello delle foibe non deve essere considerato un sacrificio inferiore a quello degli Ebrei perchè non esistono morti di serie A e morti di serie B. Malgrado l’importanza di questi avvenimenti si può notare ancora oggi come l’uomo moderno continui, purtroppo, a ripetere gli stessi errori sentendosi minacciato dalla diversità. Non bisogna restare indifferenti sul ricordo di questa giornata perché dobbiamo fare in modo che episodi del genere non accadano più e a noi preoccupa sapere che, ancora oggi, il genere umano assume atteggiamenti avidi, razzisti e tutto ciò dipende dalla formazione diffusa di certi gruppi priva di fondamenti etici. Non è accettabile il fatto che per colpa del pregiudizio di un folle debba pagare le conseguenze un’intera popolazione innocente, perché si può convivere anche in modo pacifico.
Colui che ha compiuto quel grande genocidio non è stato un vero uomo, l’uomo intelligente prima di agire, riflette. Condividere insieme la giornata del ricordo sulle foibe è stata un'esperienza importantissima, ognuno di noi è stato colpito da alcune immagini e notizie che non pensava fossero così emozionanti, tutti abbiamo appreso in modo più diretto e realistico ciò che, spesso, ascoltiamo con superficialità.
Gli alunni della 4A Meccanica

Con il termine foibe si indicano le cavità verticali di origine carsica e nel senso più ampio del termine l’eccidio di italiani compiuto da parte dei partigiani jugoslavi, guidati da Tito, a partire dalla seconda fase del conflitto mondiale e nell’immediato dopoguerra.
La giornata in ricordo delle vittime delle foibe è stata introdotta dal parlamento italiano con la legge del 30 marzo 2004 ed è di fondamentale importanza ricordare questo tragico evento, non soffermandosi solo sulle atrocità subite dagli italiani ma analizzando anche il contesto storico di riferimento. La regione carsica, fra l’Istria e la Venezia Giulia, è da secoli una zona culturalmente ed etnicamente eterogenea, essendo fortemente collegata all’aria balcanica, con il conseguente contatto fra popoli, lingue, culture e religioni completamente diverse. A causa di questa eterogeneità è impossibile, oltre che insensato, provare a definire quest’area come culturalmente “vicina” al nostro paese. Questa volontà era una delle espressioni principali della politica folle del fascismo:il regime non poteva tollerare la presenza di culture e lingue diverse da quella italiana, perché, soprattutto dopo le leggi razziali entrate in vigore nel 1938, questa avrebbe messo in discussione l’esistenza stessa del regime fascista.
L’Italia non è esente da colpe nei confronti delle popolazioni istriane, in quanto l’imposizione dell’uso della lingua italiana, il cambiamento forzato dei nomi propri di persona, dei cognomi, dei nomi delle città, delle piazze e delle strade ha portato ad una resistenza forte da parte degli istriani non italiani, alla quale il regime ha risposto con la violenza, soprattutto durante l’occupazione del Regno di Jugoslavia.
I primi che utilizzarono le foibe durante il secondo conflitto mondiale sono stati i soldati dell’esercito fascista, come testimoniato da prove fotografiche dell’epoca che ritraggono plotoni di esecuzione italiani fucilare prigionieri sloveni. Con la caduta del regime ed i devastanti effetti della guerra i soldati jugoslavi hanno dato un macabro ed altrettanto inaccettabile sfogo a popoli martoriati, discriminati e perseguitati dall’Italia fascista, utilizzando le foibe contro il popolo italiano percepito come ostile ed invasore. Purtroppo poche sono le testimonianze a nostra disposizione, poiché la conoscenza e la coscienza di queste atrocità si sono acquisite dopo 60 anni.
Dalle parole dei pochi sopravvissuti ancora in vita si percepisce la tristezza nelle loro voci stridule ed affrante all’idea di ricordare cosa hanno vissuto, nel silenzio che per anni non ha potuto dar voce ad una tragedia che fa parte di una terrificante fase storica.
La loro narrazione esprime e descrive una situazione angosciante in cui essi hanno perso tutto: radici, amici, parenti, proprietà, affetti e beni ma, soprattutto, la normalità della vita di tutti i giorni.
Dopo anni, col passare del tempo, è morto il desiderio di tornare in Istria, ma non è mai morta la voglia di riconoscere e ricordare cosa accadde 60 anni fa a dei nostri connazionali.
Quindi di qualsiasi colore siano stati i crimini commessi sono da condannare e da non ripetere. La giornata del ricordo non può, quindi, soffermarsi solo sui fatti di responsabilità jugoslava, ma deve approfondire anche le responsabilità italiane, per consentirci di conoscere collettivamente la nostra storia e per permettere la costruzione di un futuro in cui fatti del genere non accadano più.
La visione del film “Il cuore nel pozzo”che tratta il doloroso esodo degli italiani dalla jugoslavia ci ha permesso di comprendere al meglio la tragicità di questa fase storica.
Film di questo genere sono di fondamentale importanza poiché sono in grado di trasmettere in maniera ideale le sensazioni e le emozioni vissute dagli italiani perseguitati dalle truppe di Tito.
Inoltre svolgono un'importante funzione di informazione e sensibilizzazione dell'opinione pubblica su argomenti, fino a poco tempo fa, tenuti all'oscuro creando così una coscienza storica.

La classe 5 A Meccanica 10/02/2017









pubblicato da
DE CARLO Maria
(REL - RELIGIONE) 
14/02/2017 12:42:57

Un san Valentino all'insegna della demolizione del bullo

Cos'è il bullismo? "E' un comportamento aggressivo ripetitivo nei confronti di chi non è in grado di difendersi. Dall'inglese "bulling" indica un comportamento aggressivo, intenzionale e vessatorio". Così è iniziata la mattina di formazione prevista per gli alunni dell'Itigeo "Einstein-De Lorenzo" nell'ambito del percorso guidato dall'associazione "Psicologia e benessere) e delle sue esperte: la psicologa e psicoterapeuta familiare-relazionale, Marina Pecoriello, la psicologa clinica e presidente dell'A.P.S. "Psicologia e benessere", Angela Marino e le psicologhe cliniche Eleonora Pergola e Maria Macrifugi.
Si è tracciato un identikit del bullo e delle sue sopraffazioni. E, in un certo senso essi stessi sono le vittime perché "incapaci di riconoscere le emozioni". E per la vittima accade, ahimé, di non riuscire a cogliere le potenziali aggressività del suo aguzzino. E comunque entrambi non sono isolati dal contesto che li circonda, poiché sul palco del quotidiano ci sono i sostenitori del bullo e della vittima ma anche gli spettatori neutrali. Molte sono le forme di espressione degli atti di bullismo: "prendere in giro in modo pesante, rimproverare, denigrare, mettere in ridicolo, intimidire, umiliare, minacciare, comandare e dominare...", oltre poi ad arrivare addirittura a forme di violenza verso le cose e verso il corpo dell'altro. Purtroppo si sottovaluta, come è stato sottolineato dalle psicologhe, le gravi conseguenze che un atto di bullismo può provocare anche nell'età adulta con disturbi come "l'agorafobia, disturbo d'ansia generalizzato, disturbo da attacchi di panico, dipendenza, psicosi e depressione". Il resto dell'articolo su:https://padlet.com/mariadecarlo/5f94y34sfqj0




 

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