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sommario





Le quinte sezz. A ed E a Roma.



pubblicato da
MANCUSI Domenica
(A012 - Discipline letterarie negli istituti di istruzion 
10/05/2018 14:55:25

Incontro con la Storia

33x10=330+5=le cifre di un eccidio
Roma, Via Rasella 24 marzo 1944: una bomba esplode improvvisamente, colpendo un plotone di soldati SS in marcia. L’attentato è un atto di guerra della Resistenza italiana contro gli invasori tedeschi. La rappresaglia nazista inizia immediatamente: per ogni tedesco ucciso dovranno morire dieci italiani, scelti tra i detenuti politici e comuni di Regina Coeli e del carcere di via Tasso. È il comandante delle SS Herbert Kappler che stila la lista delle vittime. Il 24 marzo le vittime designate raggiungono le cave di pozzolana lungo la via Ardeatina, scelte per l’esecuzione. Arrivati dinnanzi al cancello affascinante del mausoleo, troviamo ad accoglierci, il ten. Col. Franco Sardone, che ci farà da guida, spiegandoci ciò che successe in quella primavera “fredda”del 1944. L'ordine di esecuzione riguardò 320 persone, poiché inizialmente morirono 32 soldati tedeschi. Durante la notte successiva all'attacco di via Rasella, morì un altro soldato tedesco e il comandante Kappler, di sua iniziativa, decise di far uccidere altre 10 persone. L'esecuzione iniziò dopo sole 23 ore dall'attacco di via Rasella e venne resa pubblica solo dopo essere avvenuta.
I tedeschi, dopo aver compiuto il massacro, infierendo sulle vittime, fecero esplodere numerose mine per far crollare le cave ove si svolse il massacro per nascondere, o meglio rendere più difficoltosa, la scoperta di tale strage.
Il luogo del massacro ha suscitato in me una sensazione di angoscia terribile, perché, se mi soffermo a pensare solo un attimo, rabbrividisco al pensiero che, in quei pochi metri dinnanzi a me, morirono 330 Italiani e ne rimango pietrificato. La seconda tappa della nostra visita ci vede di fronte "al cimitero" di queste povere anime, coperte da un’enorme e unica pietra tombale, il monolite sovrasta i sacelli che ospitano i resti delle vittime dell’eccidio. Le tombe sono 336: una è dedicata a tutti i martiri d’Italia morti nelle stragi nazifasciste; gli altri sono numerati da 1 a 335, in base all’ordine nel quale i corpi furono ritrovati con appena tre metri di soffitto erano presenti 336 tombe, indescrivibile!
L'ultima tappa della nostra visita ci porta a visitare il Museo dei Cimeli, dedicato a ricostruire, attraverso l’uso di documenti, pubblicazioni a stampa, immagini, oggetti, inseriti nel contesto in cui si collocano i fatti del 24 marzo del 1944.
Trovo quanto mai attuale questa frase di Gino Strada che reputo veritiera e credo noi tutti dovremmo farne tesoro:
"Se l'uomo non butterà fuori dalla storia la guerra, sarà la guerra che butterà fuori dalla storia l'uomo"
Michele Tramutola
Classe V sez. E







FOSSE ARDEATINE E CARAVAGGIO



pubblicato da
PORRETTI Maria Grazia
(A012 - Discipline letterarie negli istituti di istr 
09/05/2018 10:56:42

ROMA, CITTA’ APERTA AI VALORI ETERNI….



La visita d’istruzione a Roma, pensata, proposta e pubblicizzata negli spazi e con i mezzi multimediali a disposizione degli insegnanti dell’Area Umanistica della nostra scuola, ha prodotto i risultati attesi.
Le due classi che vi hanno partecipato, la 5 A e la 5 E, sono state preparate e coinvolte per realizzare l’esperienza didattica per tempo attraverso lezioni frontali e approfondimenti multimediali utili a comprendere meglio le tematiche storiche e artistiche oggetto della visita.
Essa si è articolata in due fasi: visita del Mausoleo delle Fosse Ardeatine, nella mattinata, percorso su Caravaggio attraverso la lettura storico-artistica delle opere presenti in alcune chiese del centro storico di Roma, nel pomeriggio.
Con la prima visita si sono voluti coinvolgere i nostri studenti nella riflessione su un luogo storicamente importante, simbolo della Resistenza Italiana nella lotta contro l’occupazione tedesca durante la seconda guerra mondiale, quel 24 Marzo del 1944, quando vennero uccisi con fredda crudeltà 335 uomini civili e militari, la cui età era compresa tra i 15 e i 70 anni e che con i fatti accaduti non avevano nessun legame.
Il Tenente Colonnello Sardone, direttore del Mausoleo, la cui amministrazione è affidata al Ministero della Difesa Italiano, guidandoci personalmente, ha spiegato e coinvolto noi tutti nell’evento che causò l’eccidio precisando che la mancata trattazione nei testi scolastici dipende dal riserbo che ancora regna su di esso e ciò, talvolta, ha generato qualche tentativo di strumentalizzare la storia che, rispetto alla ricostruzione crono-narratologica rilasciata dai parenti delle vittime interpellati per il pietoso ufficio del riconoscimento e riassemblaggio dei corpi, assume un colore completamente diverso rispetto agli eventi e si manifesta nell’indifferenza delle coscienze dell’attuale società così pronta a dimenticare o a mistificare i fatti realmente accaduti senza conoscerli.
La valenza morale del luogo è stata, inoltre riconosciuta, a livello mondiale, come sito- simbolo della memoria e paragonabile alle tante aree sparse in Europa e dedicate ai campi di concentramento e sterminio funzionanti durante la Seconda Guerra Mondiale.
I sentimenti che abbiamo poi provato nel leggere i trafiletti della stampa clandestina, le cui testate non sono più presenti nell’editoria italiana ad eccezione di una, o ad osservare le armi usate dai soldati tedeschi per sopprimere in poche ore tutti quei “martiri”, non hanno fatto altro che farci rivivere a distanza di 74 anni, quei momenti drammatici così ancora ignorati, oggi.
…Visitare il sacrario delle Fosse Ardeatine è stata un’esperienza unica e molto significativa che ha lasciato un’impronta indelebile nel nostro animo, suscitando in noi un profondo senso di sgomento e disagio. Questo luogo non è semplicemente un sacrario, un memoriale o un mausoleo, ma è il simbolo della Resistenza e della liberazione dell’Italia dalla barbarie dei nazifascisti (Giovanni Gruosso 5 A Meccanica) …
... La visione delle cavità dove venivano occultati i cadaveri, ha suscitato in me un sentimento di ira e, allo stesso tempo di commozione, il primo per coloro che hanno commesso l’eccidio che non sono da considerare uomini, mentre il secondo per tutti coloro che hanno perso la vita per difendere la nostra Italia dall’occupazione tedesca. Passando poi tra le diverse tombe delle vittime e osservando quei volti si sentiva tutta la pesantezza e la tragicità di quell’evento, un sentimento mai provato in precedenza. (Davide Tomacci 5A Meccanica) …
…Il pensiero che in quel posto siano stati uccisi 335 esseri umani ha suscitato in me un senso di angoscia difficilmente descrivibile, accentuato dal fatto che essi sono morti per conquistare dei diritti, specie quello di libertà, che noi oggi diamo per scontato. Sulla parete antistante la fossa in cui è avvenuto l’eccidio campeggia una frase che invita a perseguire la pace tra i popoli. Dopo averla letta, il mio pensiero è andato alle tantissime popolazioni ancora in guerra e alla morte che è presente ogni giorno in questi territori e ho capito che non bisogna mai perdere la speranza per un futuro pacifico e per una coesistenza civile tra i popoli. La visita al sacrario mi è servita a capire quanta importanza abbia la memoria di questi avvenimenti che ci fanno ricordare il valore dei diritti di cui godiamo oggi. È come se noi avessimo ora la responsabilità di preservare questi diritti che sono costati la vita a centinaia di persone. (Domenico Sileo 5A Meccanica) …
…Molto emotivo, per me, è stato vedere le tombe dei trucidati situate in un interrato sotto una lastra molto spessa di cemento armato che funge da tetto e con la luce che entra in maniera trasversale da un piccolo spazio tra la lastra e il livello naturale di terra. Su ogni tomba c’erano nomi e foto, ho notato che molti erano ebrei. Sulle lapidi c’era scritta anche la professione… non c’erano distinzioni tra militari e qualsiasi altra professione, venivano ammazzati a prescindere, per poter raggiungere quel numero prestabilito. (Gerardo Acquavia 5 A Meccanica)…
… Giunti nel luogo dell’esecuzione, è calato il silenzio. L’atmosfera si era improvvisamente trasformata, sembrava proprio di essere lì, ad assistere a quel terribile momento, tanto che la mia mente poteva udire gli echi degli spari e le urla della gente. Ciò che però mi ha davvero colpito e mi ha fatto riflettere tanto sono le dimensioni di queste cavità. E’ infatti inconcepibile che in uno spazio così ristretto e così opprimente possano essere stati uccisi e depositati così tanti corpi. La crudeltà dell’uomo non ha, quindi, alcun limite se si pensa a come questa gente possa essere stata trattata e a come i loro corpi fossero stati ammassati come tanti stracci, senza avere una briciola di rispetto nei loro confronti. Uscire dal cancello situato dinanzi alle Fosse Ardeatine è stato come prendere una boccata d’aria e, lì per lì, ho avvertito un senso di liberazione ma, ripensando a questa visita, ho potuto comprendere la sua importanza, che è quella di contribuire a non dimenticare tali eventi e di fare in modo che non si verifichino mai più. (Daniele Caruso 5A Meccanica) …
Anche l’architettura circostante ci è sembrata in sintonia con l’atmosfera del sacrario, dove riposano i resti delle vittime, il cui sguardo d’insieme ci ha avvicinati ai sentimenti dei familiari sicuramente interdetti e inconsolabili.
Nel pomeriggio il percorso si è snodato lungo le zone delle principali sedi delle opere di un artista tanto discusso ma altrettanto di valore per l’arte italiana: Michelangelo Merisi detto il Caravaggio.
Le splendide tele che, attraverso l’abile e competente ausilio della guida, abbiamo visionato ci hanno fatto percepire la caratura dell’artista scelto che, con i suoi profondi e rivoluzionari tratti volutamente sperimentali, ci ha restituito simbologie sacre intrecciate a caratteri umani e popolani in un sapiente manifesto storico – culturale che non facilmente dimenticheremo.
Caravaggio ha stravolto il processo creativo e le tecniche esecutive presenti nel ‘500 a Roma rappresentando nei suoi dipinti la realtà come gli si presentava, senza una gerarchia nella scelta dei soggetti, né alcuna idealizzazione, introducendo il concetto di luce naturale, un’illuminazione proveniente da una fonte esterna al quadro, piegandola ai suoi intenti, utilizzandola come un vero e proprio riflettore puntato su ciò che davvero gli interessava mostrare.
Ponendo la dovuta attenzione, dall’ombra emergono e tendono verso la luce personaggi e oggetti che nella loro duplice natura di chiari e scuri rappresentano un dualismo proprio di tutto il mondo di Caravaggio e di tutta la realtà.
Ed è questa doppia natura, il fatto di non appartenere né alla luce, né alle tenebre a rendere così vere e vicine a noi le opere che abbiamo ammirato nella Chiesa barocca di S. Luigi dei Francesi nella Cappella Contarelli (Vocazione di S. Matteo – il Martirio di S. Matteo – S. Matteo e l’Angelo), nella Chiesa di S. Agostino (la Madonna dei Pellegrini), nella Chiesa di S. Maria del Popolo nella omonima piazza (la Conversione di S. Paolo – la Crocefissione di S. Pietro, in copia).
Tutte le tele che abbiamo visionato e le altre menzionate dalla guida non possono che definire Caravaggio con una parola: rivoluzionario per il modo con cui ha rappresentato l’arte e cioè geniale e irrequieto.




 

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