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sommario





Locandina della mostra



pubblicato da
COVIELLO Sergio
(REL - RELIGIONE) 
19/01/2018 17:52:27

Vittime e Carnefici

È scritto nel libro del profeta Isaia al capitolo 47:
11 Ti verrà addosso una sciagura
che non saprai scongiurare;
ti cadrà sopra una calamità
che non potrai evitare.
Su di te piomberà improvvisa una catastrofe
che non prevederai.
11וּבָ֧א עָלַ֣יִךְ רָעָ֗ה לֹ֤א תֵדְעִי֙ שַׁחְרָ֔הּ וְתִפֹּ֤ל עָלַ֙יִךְ֙ הֹוָ֔ה לֹ֥א תוּכְלִ֖י כַּפְּרָ֑הּ וְתָבֹ֨א עָלַ֧יִךְ פִּתְאֹ֛ם שׁוֹאָ֖ה לֹ֥א תֵדָֽעִי׃
Shoah è un termine ebraico (השואה, HaShoah, «tempesta devastante», usato nella Bibbia come nel testo di Isaia appena riportato) col quale si suole indicare lo sterminio del popolo ebraico durante il Secondo conflitto mondiale; è vocabolo preferito a olocausto in quanto non richiama, come quest’ultimo, l’idea di un sacrificio inevitabile.
Anche quest’anno, in occasione della prossima Giornata della Memoria, l’I.I.S. “Einstein-De Lorenzo” di Potenza proporrà presso la sede di via Danzi, un’occasione di conoscenza, riflessione e approfondimento di questa terribile pagina della nostra storia, attraverso una mostra fotografica intitolata “Vittime e carnefici”, a cura del prof. Enzo Bochicchio.
La mostra sarà aperta a partire dall’inizio dell’Open Day programmato per sabato 20 gennaio dalle 15,00 alle 20,00 e domenica 21 gennaio dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 19,00. Sarà comunque possibile visitarla fino al 3 febbraio.
Il ricordo di questa immane catastrofe, di questa tempesta devastante che si è abbattuta più di settant’anni fa nel cuore dell’Europa e in modo particolare nei confronti degli Ebrei, ma che ha colpito anche altre popolazioni e categorie di persone (come zingari, omosessuali, testimoni di Geova, oppositori politici, giudicate per svariati motivi di inciampo al progetto di pulizia etnica ariana del mondo), vive due opposti e gravi pericoli.
Il primo, consiste nel rischio atroce di finire nell’oblio, soprattutto con la morte dei testimoni e di essere relegata a una semplice pagina da studiare (forse) nei libri di storia e in certi casi di essere addirittura attaccata e vilipesa da smanie negazioniste, alimentate da ideologie razziste e antisemite mai sopite e da alcuni fondamentalismi religiosi purtroppo ancora vivi e attivi nel mondo.
Il secondo, di essere ipocritamente utilizzato per condannare la barbarie e la disumana violenza di cui furono capaci il regime nazista ed i suoi alleati, guardandosi bene però dal menzionare e condannare con altrettanta convinzione ed impegno le multiformi riproposizioni di una cultura contro la vita e la dignità di ogni essere umano che ancora oggi e con inusitata violenza, affliggono il mondo. Ancor più grave quando taluni delitti contro la vita, contro i diritti umani fondamentali, contro la libertà religiosa e di pensiero, vengono ignorati o sminuiti o strumentalizzati o addirittura tollerati. Non a caso a più riprese, fino a farlo diventare un tema ricorrente del suo pontificato, papa Francesco ripetutamente parla di cultura dello scarto che inquina, distrugge, mortifica la nostra società, fino ad annullare i valori della solidarietà e della pietas. Non dimentichiamo che la nostra ora è caratterizzata da guerre fratricide, da corsa ad armi distruttive che minacciano il mondo, da torture, sfruttamenti e stragi infinite sulle rotte dei trafficanti di vite, da rigurgiti nostalgici di antisemitismo, da odio e persecuzione di minoranze etniche e religiose, da milioni di persone torturate e uccise per le loro scelte di fede e politiche.
La mostra, offre uno spaccato di quello che realmente accadde: l’ascesa al potere di Hitler presentato come uomo della Provvidenza, gli sviluppi dell’attuazione del suo programma attraverso la progressiva emarginazione degli Ebrei, le leggi di Norimberga del 1935 che legittimarono il boicottaggio economico e l’esclusione sociale dei cittadini ebrei, il riferimento alla cosiddetta ‘notte dei cristalli’ (8-9 novembre 1938, quando in tutta la Germania le sinagoghe furono date alle fiamme e i negozi ebraici devastati), l’intensificazione del processo di segregazione e repressione che sfociò nella decisione di porre fine alla questione ebraica attraverso lo sterminio sistematico dalla Germania e via via , con le conquiste del Terzo Reich, colpendo gli Ebrei dei paesi occupati, vale a dire di quasi tutta Europa. Le immagini si riferiscono anche ai ghetti che furono in una prima fase utilizzati per concentrarli forzosamente in appositi quartieri delle città , e in seguito per deportarli nei campi di concentramento e di sterminio disseminati in Europa. Ci sono riferimenti sia a coloro che erano stati salvati temporaneamente perché giudicati in grado di lavorare, sia ai cadaveri ammonticchiati e alle testimonianze dell’esistenza delle camere a gas a cui venivano inviati i deportati. Non mancano riferimenti a propagande antisemite e ad esperimenti pseudoscientifici su cavie umane. Alcune foto ritraggono superstiti, testimoni delle atrocità che subirono, il cui sguardo sembra ancora oggi cercare il nostro e cercare una nostra risposta, una nostra precisa presa di posizione, un nostro umile inchino di fronte a tanta barbarie e sofferenza.
La mostra può suscitare diverse riflessioni ed emozioni.
C’è da augurarsi che aiuti tutti i visitatori, in modo particolare i nostri studenti, a prendere coscienza che quegli orrori sono davvero accaduti e che il “mai più” non si limiti ad un semplice slogan riferito a una catastrofe del passato recente ma che non si richiama più all’oggi, ma a un convinto e permanente stile di vita. Magari cominciando dallo sport, dalla scuola e dalla politica, dove anche recenti tentazioni e atteggiamenti violenti e razzisti, alimentati da ignoranza e odio, purtroppo coinvolgono ancora tante persone e tanti giovani.
Buona visita a tutti e un sentito e appassionato ringraziamento al prof. Enzo Bochicchio che ha curato la mostra mettendo a disposizione il suo ricco materiale fotografico e al Dirigente scolastico prof. Domenico Gravante che ne ha consentito con spiccata sensibilità la realizzazione nei locali del nostro Istituto.








Cartolina commemorativa del 272° Reggimento Fanteria - Brigata Potenza



pubblicato da
PORRETTI Maria Grazia
(A012 - Discipline letterarie negli istituti di istr 
15/01/2018 13:42:44

I lucani del ’99 nella Grande Guerra

Come i nostri colleghi delle altre classi quinte, il 16 Dicembre dell’appena trascorso 2017, ci siamo recati in aula magna per ascoltare il prof. Donato Verrastro, docente ricercatore presso l’Università di Potenza. Questo incontro aveva come tematica principale la Prima Guerra Mondiale ed, in particolare, il coinvolgimento dei lucani durante questo periodo.
Verrastro ha definito la Grande Guerra un conflitto diverso da tutti gli altri poiché, grazie alle innovazioni e allo sviluppo del sistema dei trasporti e delle comunicazioni, avviatosi tra la fine dell’800 e l’inizio del nuovo secolo, era molto più semplice spostarsi su lunghe distanze e, di conseguenza, lo spazio ed il tempo diventavano più ridotti. Inoltre ci ha fatto riflettere sull’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austriaco, che non può essere considerata la sola ed unica causa dello scoppio della Grande Guerra, ma solo una delle tante ragioni che hanno contribuito a scatenare il conflitto, in quanto gli attentati a uomini di alto rango, in quel periodo, erano all’ordine del giorno.
Successivamente, citando Carlo Levi, il prof.Verrastro ci ha fatto comprendere le pessime condizioni in cui si trovava la Basilicata durante lo scoppio della Guerra. La nostra era una regione con un’economia prevalentemente agricola, con un tessuto economico poco sviluppato e con la presenza di molte difficoltà, probabilmente dovute alla presenza del latifondo che impediva uno sviluppo in ambito agricolo.
Ci è stata poi mostrata la serie completa del Giornale di Basilicata, periodico ritrovato nei documenti dell’Archivio di Potenza, una testata filogovernativa definita da Verrastro una “cassa di risonanza delle scelte politiche”, cioè una sorta di strumento che veniva utilizzato per dare maggior risalto alle decisioni del governo. I giornali dell’epoca tendevano a sminuire la grandezza del conflitto, perché bisognava far sì che nella società, in particolare tra le famiglie e le donne, che vedevano allontanarsi i propri mariti, non maturasse uno spirito contrario alla guerra, ma un senso patriottico di adesione ad essa. Proprio per questo i manifesti vietavano schieramenti di qualsiasi tipo e l’argomento restava un tabù, in modo da garantire una compattezza all’interno della popolazione.
La lezione tenuta da Verrastro è stata davvero coinvolgente in quanto, oltre all’esposizione di argomenti molto interessanti e vicini a noi geograficamente, è stata caratterizzata da interventi, confronti e scambi di idee che hanno reso partecipi e protagonisti anche noi alunni. Ci è stato permesso, infatti, di porre alcune domande e noi, dopo un approfondimento di conoscenze realizzato in classe, durante l’ora di storia, abbiamo chiesto al docente il significato e il ruolo che avevano le “madrine” di guerra e ci è stato risposto che erano donne a cui si chiedeva l’impegno di scrivere a uno o più militari con lo scopo di alleggerire i loro disagi e le sofferenze fisiche e morali causate dall’allontanamento dalle loro famiglie. Di conseguenza, ci è sembrato opportuno chiedere quali fossero le condizioni delle donne lucane in assenza dei propri mariti e ci è stato risposto che esse dovettero adattarsi alle tristi condizioni lavorative, prendendo il loro posto e dedicandosi a lavori pesanti e faticosi. Infine alla domanda che chiedeva il ruolo che avessero avuto i politici lucani, il prof. Verrastro ci ha risposto che, nonostante ci fossero posizioni diversificate tra i nostri rappresentanti (G. Fortunato – R. Pignatari – E. Ciccotti – A. Di Napoli – F. S. Nitti) a favore o contro la guerra, vi furono atteggiamenti che pensarono di spegnere le voci del dissenso su volontà di governo, e questi sarebbero stati la costante di un’epoca che avrebbe visto aprirsi scenari a tinte ancora più fosche.
In sostanza, grazie a questo incontro, abbiamo conosciuto alcuni aspetti inediti di cui non vi è traccia nei classici testi di storia e che ci hanno fatto comprendere il reale disagio vissuto dalle famiglie durante l’epoca della Guerra. Quello che ci ha maggiormente coinvolti è che abbiamo appreso quanto i giovani lucani del ’99 si siano spesi nel dare il loro notevole contributo alle sorti della nazione italiana.
Ci auguriamo di continuare a dialogare su altre tematiche appassionanti come questa, così come ci è stato promesso alla fine della lezione.
Gli studenti della 5 A Meccanica
Potenza 15/1/2018




 

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